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PADOVA, CRESCE INARRESTABILE LA GRANDE DISTRIBUZIONE

Con l’apertura di 12 nuovi centri commerciali Padova si posizionerà al secondo posto tra le città del Veneto per la grande distribuzione: l’aumento del numero di punti vendita non rispecchia tuttavia un aumento della domanda.

Benché non ci sia più molto da aggiungere al carrello e nonostante i portafogli risultino svuotati dalla crisi, l’inarrestabile avanzata della grande distribuzione a Padova e in provincia prosegue. Con 474 mila metri quadrati di superficie di vendita Padova è attualmente al quarto posto nel Veneto per presenza di centri commerciali. C’è mezzo metro quadro di spazio-vendita per ogni abitante, cioè ce n’è abbastanza perché tutti possiamo stare dentro un centro commerciale contemporaneamente. E con dodici strutture in rampa di lancio entro i prossimi tre anni, altri 80 mila metri quadri si aggiungeranno al totale, portando la provincia di Padova ad occupare la seconda posizione nella regione, appena dietro Verona.

In città ci sono 107 strutture della grande distribuzione (56 supermercati, 12 grandi magazzini, 23 minimercati, 55 iper, 51 specializzati), mentre 269 sono quelle in provincia, per un totale di 363. Gli addetti risultano essere 7.315 sui 38.281 di tutta la regione. La fotografia è scattata dall’osservatorio della Confesercenti che, basandosi sui dati Istat, ha costruito un dossier su un settore che oltre a produrre reddito e lavoro, continua ad avere un impatto devastante sulle piccole attività di vendita. Il Veneto (con 538 metri quadri ogni mille abitanti) è primo tra le grandi regioni, seguito da Lombardia (483,9), Piemonte (448) ed Emilia Romagna (426).

L’aspetto più sorprendente è che nuove strutture di vendita si aggiungeranno alle vecchie senza che ci sia un evidente aumento della domanda: da dieci anni la spesa delle famiglie non solo non aumenta, ma in certi casi si riduce. Tra il 2007, ultimo anno prima della crisi, e il 2016 sono cresciuti soltanto i consumi per i servizi. La crescita nel settore alimentare è al 15,1 per cento, appena sopra l’inflazione; il vestiario e le calzature crollano con un -18,6 per cento; per gli altri prodotti – nonostante gli incentivi, per esempio sugli elettrodomestici – gli acquisti sono stabili. A Padova, in tutto il Veneto e, con rare eccezioni, in tutta Italia dal 2006 i consumi di beni sono crollati e solo negli ultimi mesi del 2016 si è registrato qualche timido segnale di ripresa.

Complice l’esplosione dell’e-commerce e di altre forme di distribuzione, le vendite al dettaglio nel 2016 sono tornate quasi ai valori del 2007: non c’è crescita e tante piccole attività si sono arrese. Le deregolamentazione – soprattutto nelle aperture domenicali – non ha fatto aumentare i consumi. E dal 2013 in poi l’effetto è stato un ulteriore spostamento degli acquisti sulle grandi strutture, a scapito delle botteghe. Nel settore alimentare, in tre anni la grande distribuzione ha aumentato gli incassi di 160 milioni di euro, mentre le altre attività hanno incassato appena 2 milioni in più. Nel non-alimentare, la grande distribuzione è cresciuta di 41 milioni mentre le altre strutture ne hanno persi circa venti. In tre anni, insomma, quasi il 4% delle vendite al dettaglio si sono spostate dai negozi tradizionali alla grande distribuzione. Sono 200 milioni di ricavi che sono stati tolti al territorio e regalati alle grandi strutture.

Fonte: il Mattino di Padova

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