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EUROSTAT: LA POVERTÀ DIMINUISCE NELL’UNIONE EUROPEA, MA AUMENTA IN ITALIA

I dati Eurostat riguardanti l’indice di povertà sono positivi relativamente all’Unione Europea, e negativi approposito dell’Italia. A rischio anche Grecia, Spagna, Paesi Bassi, Cipro e Estonia.

La popolazione povera dell’Unione Europea è diminuita, mentre quella dell’Italia è aumentata considerevolmente. I dati derivano direttamente dal rapporto dell’Eurostat, diffuso mercoledì 17 ottobre: giornata internazionale per l’eliminazione della povertà.

Secondo l’indagine Eurostat, l’Italia, dopo la Grecia, è il paese dove il rischio di povertà è maggiormente aumentato dal 2008, salendo del 3,4%. Raggiungendo quasi il 30% della popolazione nazionale. Mattarella, in onore della giornata internazionale di oggi afferma: “Evitare che la povertà si traduca in crescente marginalità sociale“. L’associazione tra povertà e isolamento sociale è immediata, in quanto le persone povere vengono, di conseguenza, escluse dalla società.

Dati a confronto

Nel 2017 nell’Unione erano 112,9 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale, pari al 22,5% della popolazione europea. Rispetto al 2008 si tratta di una diminuzione di 3,15 milioni di persone.

In Italia, invece, la situazione è capovolta: nel 2008 le persone a rischio povertà erano 15 milioni, mentre nel 2017 sono state quasi 17 milioni e mezzo ossia il 28,9% della popolazione. L’aumento della povertà interessa 2,3 milioni di persone.

Fonte: Adico

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virus

ITALIA AL QUARTO POSTO NEL MONDO PER NUMERO DI ATTACCHI RANSOMWARE SUBITI NELL’ ULTIMO ANNO

Il malware blocca l’accesso al computer e offre al suo proprietario la restituzione dei propri dati in cambio di denaro. Un vero e proprio riscatto elettronico. Il nostro paese è tra i più colpiti al mondo.

Gli attacchi di sistemi ransomware e di virus informatici che bloccano i documenti chiedendo un riscatto rappresentano una vera e propria minaccia per le aziende e per le imprese industriali, in particolare vengono colpite quelle che dispongono di infrastrutture più delicate poiché l’attività dei vari malware causa l’interruzione di tutti i processi industriali. Il malware infatti blocca l’accesso a un computer e offre al suo proprietario la restituzione dei propri dati in cambio di denaro. Un vero e proprio riscatto elettronico. Sugli schermi dei computer presi di mira, che non possono essere riavviati, appare un messaggio che chiede una somma per sbloccare i dati.

Il nostro paese è tra i più colpiti al mondo, secondo Datamanager tra il mese di marzo e aprile 2018 l’Italia è risultata quarta al mondo per numero di attacchi malware subiti, con un totale del 13% nella media europea. Il ransomware WannaCry ha intaccato in 150 paesi di tutto il mondo computer di persone e imprese coinvolte in vari e diversi tipi di produzione, infrastrutture urbane, impianti e raffinerie. Si stima inoltre che lo 0,5% dei computer sia stato attaccato almeno una volta nella prima metà del 2017.

Questi attacchi informatici rappresentano purtroppo una minaccia concreta per le aziende di tutto il mondo, soprattutto per le filiere logistiche costituite da vari organizzatori industriali.

Per rispondere alla minaccia è stato indetto un simposio scientifico internazionale INCOM2018 – Information Control Problems in Manufacturing (Bergamo, 11-13 giugno 2018), organizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo e congiuntamente dal Politecnico di Milano,

L’ Italia inoltre, nelle ultime settimane sta combattendo contro un malware, chiamato Ursnif , in grado di rubare password usate per operazioni di home banking, acquisti online e posta elettronica. Lo hanno scoperto i ricercatori di CSE, CybSec Enterprise; le vittime di Ursnif ricevono un’email con allegato un documento Word che richiede l’abilitazione di una serie di comandi che permettono la visualizzazione dello stesso. Il malware è programmato per sopravvivere e restare attivo anche al riavvio del computer, in questo modo il programma garantisce a se stesso la propria esecuzione ogni volta che il pc viene acceso.

Fonte: Comunicazione globale

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