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CALA IL PREZZO DEL PETROLIO: NUOVI PRODUTTORI NEGLI USA

Il prezzo del petrolio è in calo: nell’ultima settimana si registra una diminuzione del 10%. Una delle cause è il boom di produzione di petrolio in Usa attraverso la tecnica di estrazione dalle rocce.

Per le famiglie è una buona notizia: dopo le fiammate di inizio gennaio, il prezzo del petrolio è di nuovo in calo. Nell’ultima settimana di contrattazioni, il ribasso è arrivato vicino al 10%. Si tratta del più ampio regresso settimanale registrato negli ultimi due anni. Se si guarda ai picchi di gennaio, allora la caduta è anche più ampia e arriva al 12%.

L’ondata di vendite sui mercati finanziari ha di sicuro penalizzato anche il barile. C’è però anche un’altra ragione per questo ribasso ed è legata alla domanda e all’offerta dell’oro nero sul mercato. Un trend che, secondo gli esperti, potrebbe spingere i prezzi ancora a lungo verso il basso.

Ad aiutare il portamonete delle famiglie sono i nuovi produttori di petrolio in Usa (scisto oil) che attraverso una nuova tecnica estraggono il greggio dalle rocce. Come evidenzia Pierre Melki (Equity Analyst Global Equity Research di Union Bancaire Privée), l’estrazione di barili dalle rocce è in forte crescita negli Stati Uniti. Qui ha raggiunto recentemente il suo record storico (10,25 milioni di barili al giorno). Per gli esperti dell’Iea, a questo ritmo, già entro fine anno l’America potrebbe diventare il maggior produttore di oro nero al mondo, superando così sia l’Arabia Saudita, sia la Russia.

I grandi fiumi di nuovo petrolio che inonderanno i mercati terranno i prezzi schiacciati verso il basso. L’innovativa forma di estrazione dell’oro nero sta vivendo un ritorno boom negli Stati Uniti. Dopo aver battuto la ritirata quando il greggio era sotto i 50 dollari, le società Usa di estrazione di scisto sono di nuovo all’attacco. Come fa notare l’analista di UBP, negli Stati Uniti solo nel mese scorso hanno avviato quasi 30 nuove piattaforme petrolifere che così spinto il numero complessivo al livello più alto dall’aprile 2015. Questo suggerisce un potenziale forte aumento a medio termine dell’offerta di greggio proveniente principalmente dai produttori Usa di scisto.

I ribassi del greggio si sono visti anche al distributore qui in Italia con i maggiori marchi che hanno ridotto i listini. Dopo il taglio deciso sabato da Eni, questa mattina altri marchi hanno adeguato i prezzi al ribasso. Stando alla consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, oggi hanno messo mano ai listini Q8 ed Esso (-1 centesimo al litro su benzina e diesel), Italiana Petroli (ex TotalErg) e Tamoil (-0,8 centesimi al litro su benzina e diesel). Come sempre però, il taglio al distributore non è ampio quanto quello fatto registrare dalle quotazioni del barile in questi giorni.

Fonte: Adico

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ttip e pesticidi

TTIP: rischiamo cibo con 80 pesticidi finora vietati

Mentre le trattative sono in fase di stallo, crescono le preoccupazioni.

Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il trattato tra Unione europea e Stati Uniti, condotto lontano dagli occhi indiscreti dell’opinione pubblica e dei Parlamenti, propone la creazione di un mercato che armonizzi le regole sugli standard produttivi e rimuova i dazi residui, a patto che le tutele europee siano abbassate per consentire l’accesso di prodotti americani meno controllati.

Ed è proprio su questo punto che i negoziati in corso fra USAUE fanno registrare al momento una fase di stallo. Per gli Stati Uniti l’intesa commerciale “è uno strumento di aiuto anche per il Sud Europa” perché “creerà posti di lavoro”, ma i vari stati membri dell’UE guardano con scetticismo al trattato, preoccupati che possa diventare un potenziale strumento di dominio dell’Europa da parte dell’America. Stallo che potrebbe risultare decisivo visto che in autunno scadrà il mandato di Barack Obama e tutto si azzererà.

Nei mesi scorsi le analisi degli osservatori esterni (per quanto possibile, vista l’assoluta e ambigua segretezza dei documenti relativi alla trattativa) si sono concentrate – relativamente alle questioni alimentari – sui rischi connessi alle carni americane. Ora emergono criticità e preoccupazioni anche sull’agricoltura. Secondo il rapporto Contadini europei in svendita, redatto dall’organizzazione Friends of the Earth Europe, citato in un articolo di Famiglia Cristiana: “Il TTIP aumenterà le importazioni dagli Stati Uniti, con un vantaggio per le grandi imprese Usa fino a 4 miliardi di euro mentre avrà pochi benefici per pochissimi grandi produttori europei. Il contributo dell’agricoltura al Pil europeo potrebbe diminuire dello 0,8% con conseguente perdita di posti di lavoro, mentre al contrario quello statunitense aumenterebbe dell’1,9%”.

Secondo lo stesso rapporto, c’e’ il rischio che il TTIP possa portare a un rafforzamento dell’agroindustria a tutto svantaggio delle colture agricole tradizionali. “Molti produttori che operano in Europa”, si legge nell’analisi, “perderanno le loro quote di mercato sostituiti dai produttori statunitensi. Il TTIP porterà poi a un’ulteriore intensificazione delle coltivazioni e della concentrazione nelle mani delle corporation dell’agricoltura sulle due sponde dell’Atlantico” si legge ancora nell’articolo.

Non secondarie le paure sulle conseguenze negative a livello ambientale e sanitario: “La sicurezza dei consumatori e la protezione dell’ambiente ne verranno danneggiate perché sia il governo Usa sia le organizzazioni di produttori statunitensi stanno apertamente chiedendo all’Europa di indebolire i sistemi di protezione in ambiti quali l’approvazione di cibo Ogm, le regole sulla sicurezza dei pesticidi, il bando sugli ormoni e i lavaggi anti-patogeni nella produzione di carni”.

Degli 82 pesticidi vietati nell’Unione Europea ma in uso negli Stati Uniti, senza una regolamentazione specifica e adottando il meccanismo di equivalenza automatica, con il TTIP i gruppi fabbricanti di questi prodotti dannosi potrebbero chiedere di poterli commercializzare anche in Europa.

Fonte: Quifinanza

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