alberi abbattuti via XX settembre

Via XX Settembre e quei 25 alberi abbattuti in fretta

La Soprintendenza aveva chiesto che si tagliassero soltanto gli esemplari davvero pericolanti. Gli ambientalisti: erano sani. E invitano il Comune al confronto. In Procura il caso di via Buzzaccarini

C’erano quelli che chiedevano prudenza, quelli che invocavano attenzione, quelli che avanzavano dubbi, altri che erano comunque contrari e quelli che non sapevano e si sono trovati davanti al fatto compiuto. C’erano 51 alberi, in una strada fra le più affascinanti del centro. E c’era, fin dall’inizio, un’amministrazione comunale decisa ad abbatterne (almeno) 33. Oggi, a cose ormai fatte, ci sono quelli che scuotono la testa, quelli che ancora protestano, quelli che si giustificano con il solito motivo – che non convince – e quelli che vogliono dimostrare che è stato tutto sbagliato. Tra l’altro, per un curioso gioco di coincidenze, ci sono anche, in questa storia, protagonisti scivolati quasi per osmosi da una cronaca all’altra: non molto tempo da denunciavano i tagli apparentemente insensati degli alberi di Abano, dove poi tante vicende sono state illuminate, e oggi sono qui a fare la stessa parte. Ma questa, ovviamente, è solo una coincidenza.

Ricostruire la storia è possibile grazie agli atti messi insieme dal consigliere del Pd Massimo Bettin. Tutto ha inizio l’11 giugno del 2014 quando in una conferenza di servizi il Comune annuncia l’intenzione di dare una sistemata avia XX Settembre. Gli alberi (ligustri) vanno abbattuti, annunciano i tecnici comunali, perché sono «deperienti, con presenza di carie e di carpofori» e c’è il rischio che cadano. Al tavolo c’è l’architetto Norbiato della Soprintendenza che eccepisce: sarà anche vero che possono cadere, ma non ci sono agli atti ordinanze per tutelare i cittadini. Perciò, detto che comunque ogni pianta tagliata deve essere sostituita, Norbiato autorizza gli abbattimenti, ma solo degli «esemplari immediatamente pericolanti» e chiede di «salvaguardare le piante rimanenti».

Passa un anno, passa il ciclone Gea e passano i temporali, e a giugno del 2015 il Comune invia il progetto definitivo alla Soprintendenza. Spesa prevista:300 mila euro. Alberi da abbattere: 30. Ma il numero non deve ingannare, non c’è nessuno sconto: il maltempo ne aveva già abbattuti quattro e altri dieci, considerati danneggiati erano stati eliminati. Si arriva ad aprile di quest’anno. In via XX Settembre si apre il cantiere e il Comune conferma che saranno abbattuti 30 alberi. «Non vivono in aiuole, ma in piccole buche dell’asfalto», spiega l’assessore Alain Luciani. «E poi sono danneggiati». C’è sempre il rischio che cadano, anche se per due anni in municipio tutti se n’erano dimenticati. I residenti protestano, non tutti però: qualcuno è contento perché senza alberi si liberano i passi carrai. Ma quando cadono le prime fronde, la Soprintendenza scrive al Comune e chiede: «I tagli sottoposti sono conformi ai programmi sottoposti alla conferenza di servizi?». E poi sottolinea: «Il progetto non risulta pervenuto ai fini della necessaria autorizzazione».

In pratica il Comune ha tagliato senza permessi. Il giorno dopo dal municipio parte la risposta: gli alberi sono malati o si trovano in posti inadeguati, e rischiano di cadere, infatti a luglio del 2014 4 sono stati abbattuti dal temporale e altri 10 sono stati danneggiati. Sembra una spiegazione e invece è un autogol perché a questo punto è lecito chiedersi: quelli rimasti, sono pericolanti o no? Il Comune comunque insiste: 24 su 30 saranno sostituiti con peri da fiore e quindi il filare sarà ricomposto. La corrispondenza agli atti si conclude così, ma i tagli si fermano e cinque ligustri, per qualche motivo, per ora sono stati risparmiati.

La sera del 4 luglio quelli del Comitato Difesa Alberi e Territorio chiamano il botanico Patrizio Giulini e il forestale Gabriele Pezzani – coppia di tecnici esperti che già ad Abano aveva prodotto le controperizie sui tagli indiscriminati voluti dal sindaco Claudio – e vanno a “visitare”, con una tomografia sonica, i ceppi degli ultimi nove ligustri abbattuti e i cinque sopravvissuti. L’esito, a sentire loro, è che gli alberi non sono pericolosi. Tagliarli non è necessario. Certo, è possibile che il Comune abbia in mano perizie migliori, più affidabili.

Perciò il Comitato sfida a singolar tenzone – pollici verdi contro cuori verdi – l’amministrazione comunale: appuntamento per stamattina all’Orto botanico alle 11. Chi ha la perizia migliore vince, e gli altri ammettono l’errore. Il Comune non ci sarà, c’è da scommetterci. D’altra parte il clima è teso. Per un’altra strada desertificata, via Buzzaccarini, gli ambientalisti hanno presentato un esposto che ha portato il pm D’Arpa ad aprire un fascicolo e i carabinieri del Noe di Venezia a chiedere gli atti. Si indaga sui tagli, non preventivamente annunciati e non motivati, neanche dopo. Quindi tra le parti non c’è dialogo e non ci sarà confronto. Ma c’è anche l’aspetto politico della vicenda.

«È davvero insopportabile aver avuto conferma che uno degli angoli più suggestivi di Padova è stato deturpato in questo mix di scarsa trasparenza, faciloneria, fretta e dozzinalità», attacca Massimo Bettin. «Bisogna finirla con questa tendenza a considerare le alberature storiche una scocciatura da “abbattere” anche quando non necessario. Allo stesso modo è inaccettabile il costante mancato coinvolgimento della cittadinanza. Purtroppo», conclude Bettin, «per il verde sono tempi duri, basti pensare che nel 2015 il saldo positivo di alberi piantati è stato di sole 200 unità mentre nel primo semestre 2014 era stato di oltre duemila».

Fonte: Il Mattino

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