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Farmaci rimborsabili, i tagli delle Regioni. Oltre 1500 a rischio

A lanciare l’allarme la Federazione dei Medici di medicina Generale

La stretta riguarda circa la metà dei 2700 farmaci a regime di dispensazione ospedaliera o a distribuzione per conto in farmacia, ed è dettata dalle gare d’acquisto regionali di medicinali ‘terapeuticamente equivalenti’, che ad oggi in alcune regioni già si fanno, ma che, secondo i medici di famiglia, “potrebbero diventare generalizzate”.

‘FARMACI TERAPEUTICAMENTE EQUIVALENTI’

Nel loro piano per tenere sotto controllo la spesa, le Regioni parlano apertamente di “Aste per farmaci terapeuticamente equivalenti”, il che significa che gli enti locali rimborseranno, a parità di categoria, il farmaco meno costoso. “Terapeuticamente equivalenti”, secondo i medici di famiglia della Fimmg, non significa tuttavia uguali. “Si tratta di medicinali che possono contenere anche principi attivi diversi, insomma un’altra terapia, un’altra storia”, denuncia Giacomo Milillo, segretario nazionale della Federazione. Che aggiunge: “Il danno per gli assistiti ci sarà eccome. Solo il farmaco che batterà all’asta il prezzo più basso resterà mutuabile, mentre tutti quelli cosiddetti ad equivalenza terapeutica diventeranno a totale carico degli assistiti. Esenti compresi”.

QUALI FARMACI

Un primo livello di classificazione – si legge nell’analisi de La Stampa – è quello che raggruppa tutti i farmaci per il sistema nervoso centrale. Poi, al secondo livello, il cerchio si stringe agli psicoanalettici, al terzo troviamo tutti gli antidepressivi, al quarto, quello dove scatta la selezione, troviamo gli “inibitori della serotonina”. Che raggruppano ben 38 medicinali e 7 molecole diverse, che corrispondono a prodotti come il Cipraxel, l’Entact il Tralisen e molti altri. Che salvo uno non saranno più mutuabili. Tra le cefalosporine, una delle categorie più diffuse di antibiotici, tra Augmentin, Tazocin e Glazidimin uno soltanto resterebbe nel paradiso della rimborsabilità.

SOSPENSIONE

Il provvedimento è stato ora sospeso per 90 giorni, “ma l’allarme resta alto visto il pressing delle Regioni. Per questo – conclude Milillo – chiediamo un incontro al presidente dell’Aifa, Mario Melazzini, al quale chiederemo di ritirare in toto la determina”.

Fonte: Qui Finanza

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